Radio Città Aperta
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La radio libera ed indipendente0
]Radio Città Aperta nasce a Roma all’inizio del 1978 con il nome di Radio Proletaria nella zona di Tiburtina. La radio sorge dall’esigenza da parte di alcuni movimenti sociali e politici, legati per lo più all’esperienza dell’occupazione delle case ad uso abitativo, di dotarsi di uno strumento di comunicazione indipendente. Per anni Radio Proletaria è stato il riferimento di un pezzo importante dei movimenti di lotta della città in connessione con le mobilitazioni nazionali contro la militarizzazione del territorio, la solidarietà internazionali... Ver más
Rome FM|88.9
+3472450020
[email protected]
Via di Casal Bruciato, 31 00159 Roma (RM)
http://www.radiocittaperta.it/
última actualización
[2023-10-19 06:05:59]
Puntos de vista:
122024-01-02 23:05:01
N
ettaLa Bolivia ti sta ascoltando!
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Informe
Estaciones de radio recomendadas:
Radio Città Aperta nasce a Roma all’inizio del 1978 con il nome di Radio Proletaria nella zona di Tiburtina. La radio sorge dall’esigenza da parte di alcuni movimenti sociali e politici, legati per lo più all’esperienza dell’occupazione delle case ad uso abitativo, di dotarsi di uno strumento di comunicazione indipendente. Per anni Radio Proletaria è stato il riferimento di un pezzo importante dei movimenti di lotta della città in connessione con le mobilitazioni nazionali contro la militarizzazione del territorio, la solidarietà internazionalista, la lotta per i diritti sociali e dei lavoratori. I microfoni di Radio Proletaria hanno dato voce a categorie sociali alle quali la comunicazione tramite i media era preclusa: disoccupati, occupanti delle case, immigrati, operai, donne.
Nel 1990, ritenendo esaurita la funzione delle "radio di movimento" nate tra la metà degli anni ’70 e l’inizio degli ‘80, decidemmo di sviluppare uno nuovo progetto politico/editoriale fondato su 3 punti:
1) diventare strumento e punto di riferimento del dibattito nella sinistra in una fase in cui il PCI si scioglieva nel PDS e le eredità del "movimento" si frammentavano in diverse esperienze tra cui emergevano i Centri Sociali ed il Sindacalismo di Base.
2) sottolineare il nostro ruolo di radio calata nelle problematiche e nelle contraddizioni metropolitane dando rilievo alle inchieste "sul campo" e prestando sempre maggiore attenzione alle lotte sociali
3) essere una radio profondamente impegnata nella battaglia per la libertà e l'indipendenza dell'informazione minacciate dall'avvento del "modello Berlusconi" e dal controllo dei poteri forti sui mass media in generale e sul servizio pubblico in particolare.Questa riflessione si è avviata alla fine degli anni '80, quelli della sconfitta del movimento dei lavoratori ed imposta da un capitalismo internazionale e nazionale che riprendeva l'egemonia in concomitanza con il crollo del “campo socialista”.
Nel solco di questo processo di adeguamento ad una realtà in rapida trasformazione va collocato anche il cambio di nome in Radio Città Aperta, avvenuto nel 1990. Puntiamo ad essere un megafono di bisogni e aspirazioni popolari soffocate sempre più dalla "dittatura del mercato". Per noi fare radio, 30 anni dopo, significa ancora:
1. Candidarsi ad essere la voce di settori sociali decisivi ( i lavoratori dipendenti in senso tradizionale ma anche i lavoratori costretti a nuove forme di precarietà e sfruttamento) e delle loro lotte, che hanno l'esigenza (consapevole o potenziale) di farsi rappresentare da un polo politico che stenta ancora a definirsi: un polo di sinistra, popolare, alternativo, “di classe” che tenga aperta la sfida per una trasformazione reale del Paese e delle relazioni internazionali. Un polo che ridia rappresentanza politica ad intere classi sociali espropriate del loro diritto a partecipare alla vita politica, in grado di resistere alla tentazione del “governo a tutti i costi” che ha finora snaturato tutte le esperienze della sinistra più o meno radicale.
2. Essere la voce del pensiero critico e quindi esprimere una cultura politica di opposizione che non trova collocazione sotto il tallone di ferro del pensiero unico.
3. Essere la voce dell'informazione libera e indipendente. Quando cerca di attestarsi fuori dalle compatibilità, l'emittenza radiofonica libera si vede condannata a non poter sopravvivere nel "mercato" della comunicazione che si orienta sempre più verso la spartizione e il controllo ferreo del sistema dei mass media. Il soffocamento di centinaia di emittenti radio e TV comunitarie, la gran parte delle quali provenienti da esperienze di sinistra e alternative, è giunto a livello insostenibili: tutte vengono private sempre più delle elementari risorse economiche né la legislazione le sostiene perché ogni governo, sia di centrodestra che di centrosinistra, pone come filosofia di fondo il "dio mercato" e l'informazione/comunicazione diventa irrimediabilmente una merce.Radio Città Aperta ha cominciato ad affrontare in modo nuovo il problema della ricerca di risorse economiche avviando, a metà degli anni '80, quella che forse è stata la prima esperienza di informazione istituzionale locale e di servizio condotta da una emittente locale comunitaria: la trasmissione in diretta delle sedute del Consiglio Comunale di Roma e del Consiglio Regionale del Lazio.Dal 2000 abbiamo ingaggiato una nuova sfida orientando il palinsesto verso una maggiore agilità, rapidità e completezza informativa che, in tandem con la nostra redazione musicale, punta a sintonizzarsi con i settori giovanili e con la nuova generazione politica cresciuta da Seattle e Genova in poi. La radio ha puntato in questi anni a migliorare la qualità del messaggio e ad ampliarne lo spettro. Radio Città Aperta si è radicata nel suo territorio ma al tempo stesso ha raccontato in diretta grandi eventi internazionali come i Forum Sociali Mondiali. Dai nostri microfoni gridano la loro rabbia gli studenti e i precari dei nostri quartieri, i lavoratori della metropoli, ma anche i popoli in lotta in tutto il pianeta per la loro liberazione.
Dopo 30 anni di esistenza sentiamo ancora come prioritario il remare contro i poteri forti ma anche contro il conformismo che spesso priva la sinistra della sua indipendenza verso il senso comune e l'egemonia culturale dell'establishment. Dopo 30 anni dalla nascita Radio Città Aperta continua ad esistere e a resistere come fonte di informazione libera ed indipendente, come voce orgogliosamente fuori dal coro dell’omologazione, mentre tante, troppe esperienze di informazione libera nate negli anni ’70 sono state distrutte dal mercato o sono state cooptate e quindi annullate dai grandi gruppi editoriali o di partito.
RCA: un quotidiano multimediale di resistenza
Ogni mattina “Nero su bianco sottolineato in rosso”, una lettura commentata dei giornali, e a seguire la rassegna della stampa locale. Ogni giorno sei giornali radio, e poi gli approfondimenti con le interviste dedicate alla lotta per la casa e alle mobilitazioni del sindacalismo di base, del movimento contro la guerra, le basi e le missioni militari, alla solidarietà, all’ambiente, agli esteri. Ecco alcuni degli appuntamenti fissi: ogni lunedì Radio Megachip, Nuestra América e Un libro per discutere; ogni martedì Gulag America, Vegetarismo e ambiente o Voce Jugoslava; ogni giovedì Codice Rosso; ogni venerdì Il cielo è sempre più blu, Questa terra è la mia terra e Elettrosmog, il nemico invisibile; il sabato Fatti estranei, Fuori registro e Brasileirinho; la domenica Non solo 33, Vita terra e libertà e le trasmissioni delle comunità Filippina, Sri Lankese e Capoverdiana.
Nel 1990, ritenendo esaurita la funzione delle "radio di movimento" nate tra la metà degli anni ’70 e l’inizio degli ‘80, decidemmo di sviluppare uno nuovo progetto politico/editoriale fondato su 3 punti:
1) diventare strumento e punto di riferimento del dibattito nella sinistra in una fase in cui il PCI si scioglieva nel PDS e le eredità del "movimento" si frammentavano in diverse esperienze tra cui emergevano i Centri Sociali ed il Sindacalismo di Base.
2) sottolineare il nostro ruolo di radio calata nelle problematiche e nelle contraddizioni metropolitane dando rilievo alle inchieste "sul campo" e prestando sempre maggiore attenzione alle lotte sociali
3) essere una radio profondamente impegnata nella battaglia per la libertà e l'indipendenza dell'informazione minacciate dall'avvento del "modello Berlusconi" e dal controllo dei poteri forti sui mass media in generale e sul servizio pubblico in particolare.Questa riflessione si è avviata alla fine degli anni '80, quelli della sconfitta del movimento dei lavoratori ed imposta da un capitalismo internazionale e nazionale che riprendeva l'egemonia in concomitanza con il crollo del “campo socialista”.
Nel solco di questo processo di adeguamento ad una realtà in rapida trasformazione va collocato anche il cambio di nome in Radio Città Aperta, avvenuto nel 1990. Puntiamo ad essere un megafono di bisogni e aspirazioni popolari soffocate sempre più dalla "dittatura del mercato". Per noi fare radio, 30 anni dopo, significa ancora:
1. Candidarsi ad essere la voce di settori sociali decisivi ( i lavoratori dipendenti in senso tradizionale ma anche i lavoratori costretti a nuove forme di precarietà e sfruttamento) e delle loro lotte, che hanno l'esigenza (consapevole o potenziale) di farsi rappresentare da un polo politico che stenta ancora a definirsi: un polo di sinistra, popolare, alternativo, “di classe” che tenga aperta la sfida per una trasformazione reale del Paese e delle relazioni internazionali. Un polo che ridia rappresentanza politica ad intere classi sociali espropriate del loro diritto a partecipare alla vita politica, in grado di resistere alla tentazione del “governo a tutti i costi” che ha finora snaturato tutte le esperienze della sinistra più o meno radicale.
2. Essere la voce del pensiero critico e quindi esprimere una cultura politica di opposizione che non trova collocazione sotto il tallone di ferro del pensiero unico.
3. Essere la voce dell'informazione libera e indipendente. Quando cerca di attestarsi fuori dalle compatibilità, l'emittenza radiofonica libera si vede condannata a non poter sopravvivere nel "mercato" della comunicazione che si orienta sempre più verso la spartizione e il controllo ferreo del sistema dei mass media. Il soffocamento di centinaia di emittenti radio e TV comunitarie, la gran parte delle quali provenienti da esperienze di sinistra e alternative, è giunto a livello insostenibili: tutte vengono private sempre più delle elementari risorse economiche né la legislazione le sostiene perché ogni governo, sia di centrodestra che di centrosinistra, pone come filosofia di fondo il "dio mercato" e l'informazione/comunicazione diventa irrimediabilmente una merce.Radio Città Aperta ha cominciato ad affrontare in modo nuovo il problema della ricerca di risorse economiche avviando, a metà degli anni '80, quella che forse è stata la prima esperienza di informazione istituzionale locale e di servizio condotta da una emittente locale comunitaria: la trasmissione in diretta delle sedute del Consiglio Comunale di Roma e del Consiglio Regionale del Lazio.Dal 2000 abbiamo ingaggiato una nuova sfida orientando il palinsesto verso una maggiore agilità, rapidità e completezza informativa che, in tandem con la nostra redazione musicale, punta a sintonizzarsi con i settori giovanili e con la nuova generazione politica cresciuta da Seattle e Genova in poi. La radio ha puntato in questi anni a migliorare la qualità del messaggio e ad ampliarne lo spettro. Radio Città Aperta si è radicata nel suo territorio ma al tempo stesso ha raccontato in diretta grandi eventi internazionali come i Forum Sociali Mondiali. Dai nostri microfoni gridano la loro rabbia gli studenti e i precari dei nostri quartieri, i lavoratori della metropoli, ma anche i popoli in lotta in tutto il pianeta per la loro liberazione.
Dopo 30 anni di esistenza sentiamo ancora come prioritario il remare contro i poteri forti ma anche contro il conformismo che spesso priva la sinistra della sua indipendenza verso il senso comune e l'egemonia culturale dell'establishment. Dopo 30 anni dalla nascita Radio Città Aperta continua ad esistere e a resistere come fonte di informazione libera ed indipendente, come voce orgogliosamente fuori dal coro dell’omologazione, mentre tante, troppe esperienze di informazione libera nate negli anni ’70 sono state distrutte dal mercato o sono state cooptate e quindi annullate dai grandi gruppi editoriali o di partito.
RCA: un quotidiano multimediale di resistenza
Ogni mattina “Nero su bianco sottolineato in rosso”, una lettura commentata dei giornali, e a seguire la rassegna della stampa locale. Ogni giorno sei giornali radio, e poi gli approfondimenti con le interviste dedicate alla lotta per la casa e alle mobilitazioni del sindacalismo di base, del movimento contro la guerra, le basi e le missioni militari, alla solidarietà, all’ambiente, agli esteri. Ecco alcuni degli appuntamenti fissi: ogni lunedì Radio Megachip, Nuestra América e Un libro per discutere; ogni martedì Gulag America, Vegetarismo e ambiente o Voce Jugoslava; ogni giovedì Codice Rosso; ogni venerdì Il cielo è sempre più blu, Questa terra è la mia terra e Elettrosmog, il nemico invisibile; il sabato Fatti estranei, Fuori registro e Brasileirinho; la domenica Non solo 33, Vita terra e libertà e le trasmissioni delle comunità Filippina, Sri Lankese e Capoverdiana.
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